15/07/2022 - Eva Serio
Questa procedura fa in modo che il correntista non abbia più facoltà di disporre a proprio piacimento del denaro depositato sul conto corrente.
Il processo, ovviamente, non si attiva all’improvviso. È una conseguenza di un iter giudiziario più o meno lungo in cui il creditore non è riuscito a recuperare la cifra in denaro che gli era dovuta.
È molto importante sapere che non è possibile prelevare TUTTO, come abbiamo già visto, ma solo una parte, per tutelare comunque il debitore.
Nel caso ci sia un conto corrente cointestato, il pignoramento colpirà solo il 50% della quota depositata in banca a prescindere da quanto ammonta.
Il correntista debitore, quindi, riceve una notifica con un titolo esecutivo al suo interno, insieme ad un atto di precetto e uno di pignoramento.
Quest’ultimo viene ricevuto anche dalla banca, che provvederà a bloccare la parte interessata del denaro sul conto corrente del debitore.
Nel caso in cui il debito sia stato contratto nei confronti del Fisco, subentra l’Agenzia delle Entrate che potrà quindi pignorare direttamente il conto del debitore senza passare per il Tribunale.
Una buona soluzione potrebbe essere una carta prepagata o con conto IBAN. Oppure prelevarli e tenerli a casa nonché inviarli a un’altra persona.
Ci sono anche casi in cui un conto corrente non può essere pignorato. Ad esempio se è alimentato da assegni di accompagnamento per disabili, rendite di assicurazioni sulla vita o pensioni di invalidità.
Il pignoramento termina quando il soggetto debitore salda il proprio debito. Ovviamente esistono regole e limiti da rispettare:
Ad esempio la pensione o lo stipendio accreditati prima del pignoramento non possono essere sottratti del tutto: è rispettata una cifra minima che corrisponde all’importo eccedentr il triplo dell’assegno sociale.
Per i soldi già presenti sul conto dal momento del pignoramento, non si potrà superare il 150% dell'assagno sociale per le pensioni e il triplo per gli stipendi.